Blog
Dal quartiere della
famiglia Corleone a via Canneto in lungo 20, da Manhattan a Genova:
Little Italy. Mi faccio largo tra il brulicare vivace di gente che sosta davanti all’entrata, incontro
Stefano che mi indica un riquadro costellato di foto: “
Questo è il Little Italy. La gente che ci ha creduto e ci crede e le cartoline che vedi alle mie spalle sono di clienti diventati amici. Manca
Carmine, stasera, ma è onnipresente in queste mura. Il Little è nato da sé, niente marketing o progetti preventivi”.
Più che in un locale sembra di essere ad
un’enorme rimpatriata di famiglia: tutti conoscono tutti e se non ti conoscono, si presentano, con la semplice spontaneità che ti renderà
“uno di loro”. Stefano mi illustra l’
ampia scelta di vini dal Friuli alla Sicilia, l’aperitivo della casa (ma neanche sotto tortura mi rivelerà gli ingredienti!) e mi racconta del suo viaggio dalla Calabria alla Superba, dei suoi interessi poetici e della sua amicizia decennale con
JoJo, il barista: “ I giorni più difficili, oltre gli inizi, sono stati quelli in cui JoJo non c’era ma, da quando è tornato – aeroporto - Little Italy senza tappe, a mezzanotte di capodanno - sono stati tutti giorni felici… La
pantera che vedi sul bancone l’ha portata lui dall’Irlanda ed il
tucano, simbolo della Guinness e del locale, è un suo dono dal Brasile”.
JoJo spilla medie chiare e sorride: “Entro al Little, appoggio la borsa, le chiavi, mi sfilo la giacca e mi sento a casa. Il ruolo del barista – aggiunge - è inscindibile dalla dimensione umana, la nostra formula è
bella musica, cocktail potenti per un locale che accoglie ed armonizza diverse categorie umane genovesi.
Qui ci si rilassa e si favoriscono cuori festanti, sentimenti puri.”
Proprio di sentimenti mi parla Stefano, compiaciuto degli
amori nati al Little: “ Sai quante storie ho visto nascere in questi anni? Una coppia, un’ora prima di sposarsi, è venuta a brindare qui, nel locale dove si erano conosciuti ed altri promessi hanno incluso nelle fotografie di nozze il pub e la chiesa, incipit ed explicit del loro sentimento… Tony e Silvia, il "nostro" JoJo e Daniela e tanti altri: tutti legami figli del Little”.
L’intervista assume i contorni della favola
e Pinna, un altro barista, conclude con “Una meraviglia, qui è una meraviglia”. Nella stanza accanto si sta svolgendo il
torneo di calcetto, appuntamento fisso per gli abituée: Gianluca e Francesco mi spiegano che
il Little è un piccolo universo a sé, dove non ti senti mai solo e "dove le solite facce non stancano mai", postilla Cinzia.
Scendo le scale e mi ritrovo nella “
sala di pietra”, dove
il giovedì si esibiscono dal vivo i gruppi e dove, le altre sere si balla con
DJ set live (senza tessere e senza pagare l'ingresso): mi unisco ad un can-can improvvisato, risate e revival, respiro l’atmosfera famigliare di cui tutti parlano. Assisto all'imperdibile
imitazione di Celentano ad opera di Pietro, mentre raccolgo altre entusiaste testimonianze: per Andrea la gente del Little è genuina, Zao ritrova qui gli amici a colpo sicuro, senza perdere ore per darsi un appuntamento, Lalla viene al Little perchè si riconosce e Nicoletta, con aria nostalgica, lo paragona al bar del paese dove è cresciuta.
Appuntamento da non perdere: i
l 10 maggio si festeggiano i quattro anni del locale con una
grande Jam session cui sono invitati tutti i musicisti genovesi. Prima di andare mi ferma
Gion, storico avventore, presente sin dall'inaugurazione, e mi saluta con una chicca - Quando Ste ha aperto il Little ci ha guardati esclamando: "Visto cosa si può fare con un cacciavite ed una pinza?"
Maggiori dettagli...