«Nel futuro la chitarra avrà ancora un ruolo di primo piano,
ma non so dire se essere un virtuoso sarà ancora importante»
[Steve Vai].
E il Chitarrista non è forse un Poeta? BELLI VOI! Ululate più forte che «sì! Ho ragione!» – ma prima... Spiegatemi perché... Quando scrivo che il Chitarrista è un Poeta – NON vi glasso di menate liriche... Il Chitarrista è un Poeta perché il VERO Chitarrista come il VERO Poeta: ha mangiato *pane e tecnica*, per poi rimetterli, dimenticandosene...
In nome del GUSTO!
.
Assoli che durano un quarto d’ora sono eccitanti per i neofiti tanto quanto lo sono i trimetri giambici perfetti... Appurato questo... Introiettata [no! Non è una volgarità, levatevi quei sorrisi beoti dal viso!] la Tecnica – IL GUSTO è LA VERA CIFRA di chi, Chitarrista e Poeta, padroneggia le basi al punto di non doverLe più mostrarLe o dimostrarLe.
E con Amanda e con GUITAR HERO
V’invito a pensarci; discuterne; confrontarci e scannarci;...
V’invito in quel di PostPopuli
V’invito nella *zona del ponte*:
« vago nella zona del ponte, e seguo la strada
[la guarda], la sposa clemente »:
mi dice. Mi parla di quella fede,
sorride complice, sorride
sorride semplice: la Libertà
solo – solo questo – ti sposo
senza fine, il rito si ripete,
[sempre seduce
la vita giovane], Sonanta
così, da secoli, da Siviglia:
quella bella dama che bascula
incocca la forma d’una chitarra!
Malìa che vedo, che vivo – sono
dove tutto può ancora accadere
sono dove tutto accade – io sòno
tempo; la respiro forte – a lungo
la tocco; la vivo; corpo vuoto, corpo pieno
mancino, destro, la pizzico, e la carezzo
continuo: stretto, la premo al petto.
Frullo di dita, tra carne e unghia
si concertano grida
e morbida e torbida
e graffia e prega – sanguina
la mia santa chitarra
cura, consola, rimane in attesa
UNA PAUSA
scivola, corre, cerca un passaggio!
Sesta, quinta, quarta, terza, seconda
e prima
la marcia ci modifica,
rallenta quando dolce si dedica...
Una pietra che rotola, una piuma precipita
e leva il polso, il polso che trema, inclina
la mano, ancora: danza, dilata, dardeggia
il ventaglio che piega appoggia armonizza
lungo il manico della bellezza – si allunga
l’eco del mondo, lungo il collo di bottiglia
che ha spezzato: rotto il vetro diventa cavo
sul cilindro di demoni blu – conquista l’aria
e lo spazio per intero, così preciso, lo pervade
ora lei lo possiede, e viene prima e viene dopo
prima in pancia, e poi dietro – sulla schiena
dove è cinta, spinge nel canto, lungo le scale
nell’angolo dove – la cassa è pronta, attende
mamma morte aspetta: il pubblico applaude
fino alla fine del fiato – e c’è ancora tempo
quando è steso sulla corda chiara
è un motivo scritto: cinque righe
e quattro spazi – una linea di luce
e li hanno bruciati, bruciano bene
cenere di chitarra e cadavere
dal cimitero si sente che vive
tutte le potenti pulsioni secrete
dalle più acute – alle più gravi
dalle più felici – alle più atroci.
Suoni nelle zone del ponte?
Accordi i vagiti delle strade...
Questo sito utilizza cookie di terzi parti e servizi in linea con le tue preferenze. Se vuoi saperne di più o negare il consenso a tutti o ad alcuni cookie, leggi qui. Se prosegui nella navigazione di questo sito acconsenti all'utilizzo dei cookie.