Chiara Daino
CORPI DI CARTA CHIARA
DEA CULPA BREVIARIO PER L'ANIMA STANCA DEA CULPA BREVIARIO PER L'ANIMA STANCA
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2023, Poemetto Grafico
DIÖSTERIA DIÖSTERIA
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2023, Stornelli
5 MARZO IL 5 MARZO IL "RIGORE" DI PASOLINI
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2022, Poemetto Grafico
CARO COLLEGA - Storielle facili per colleghi storici CARO COLLEGA - STORIELLE FACILI PER COLLEGHI STORICI
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2021, Satira sociale
VIRUS 71 VIRUS 71
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2020, Versi
Gloria [Film ante Milf] GLORIA [FILM ANTE MILF]
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2020, Combo
LA MERCA LA MERCA
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2019, Romanzo
Metalli Commedia METALLI COMMEDIA
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2019, Poema Borchiato
SIETE DEI SIETE DEI
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2016, Racconti
L'Arte del Ragno L'ARTE DEL RAGNO
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2015, Versi
Al Pubblico Nemico AL PUBBLICO NEMICO
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Siamo Soli [morirò a Parigi] SIAMO SOLI [MORIRÒ A PARIGI]
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2011, Romanzo
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Metalli Commedia METALLI COMMEDIA
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2010, Poema Borchiato
Virus 71 VIRUS 71
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2010, Versi
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2006, Romanzo
Novità



17 Aprile 2023 17 Aprile 2023 - OSSA CAVE: GINEVRA BALLATI e gli interrogativi Artistici [tra Campare e Campire]

1. Piove sempre sul bugnato? Sembra refuso ma non è; vorresti e potresti [questa la domanda] esaltare τέχνη? Tu che creasti un nuovo pantone pittorico e spiegasti Keith Haring coi geroglifici: sapresti spiegare all’asilo perché Fontana sia Arte mentre sfregiare un pannello Ikea sia una patologia da psichiatria?

L’acquerello è una tecnica da pessimisti. Si lavora in negativo, dato che il punto di massima luce coincide con il bianco intoccato della carta. Quindi qualsiasi gesto, fosse anche per una singola velatura di colore, crea un abbassamento di luce, cioè un approssimarsi al buio. C’è poi il fatto che richieda velocità di esecuzione – specialmente nelle stagioni calde, quando letteralmente tutto evapora tra le mani e, al contempo, non permetta errori. La possibilità di recuperare un errore esteso è praticamente inesistente: si fa prima a imprecare, bruciare il foglio e poi imprecare di nuovo. Questo porta a mettere in conto [e nel costo] una certa percentuale inevitabile di insuccesso.

Sulla tecnica ho sempre cercato di investire, sia in termini di tempo, sia per quanto riguarda la scelta dei materiali. Quando la tecnica [intesa come insieme di gesti e conoscenze necessari e spogli: senza fronzoli, balletti e riverenze] è veramente assimilata diventa inconscia e tutta l’attenzione può concentrarsi sui contenuti. Detto meglio e più chiaramente: se non devi pensare a come muovere le mani – quello che nasce attraverso le mani è più probabile sia vitale e arrivi a comunicare quel che può.

Per ora il nuovo pantone mi elude, ma nel tempo la mia palette è cambiata e si è definita: un numero limitato di colori, alcuni toni che si chiamano l’un l’altro e che al momento mi suonano giusti. Ultimamente sono sorpresa dalla gamma dei rosa che fino a non molti anni fa, per me, era indigesta e impensabile.

Fontana si è dovuto inventare una lingua e un linguaggio perché la vecchia guardia gli stava stretta e non bastava più per ragionare col mondo nuovo e rinnovato dalla tecnica e dalla scienza [fine della parte rivolta all’Ipotetico Novenne]. Per rispondere al resto: Fontana ha dato il via ad una valanga semantica, volendo e dovendo esporsi alla nuova concezione di spazio e di cosmo ha deciso che servivano nuovi vocaboli e, con la consapevolezza dello specialista, si è messo ad aprire le tele con tagli e buchi. Ha creato fisicamente e chirurgicamente dei portali in modo che lo spazio e il tempo confluissero attraverso la superficie della tela. È arte ed è genio perché si colloca saldamente nella sua epoca e da lì crea uno smottamento, permettendo un salto in avanti semiotico. Non so se i pannelli Ikea brutalizzati di cui parli si esprimano con la stessa potenza.



Grande ornitorinco celeste, 2022

2. Dicotomizzi? Che ne pensi dell’Arte e dell’Artigianato? Riformulo: rispetti chi si definisca artigiano anziché artista? Umiltà o Mestiere? Narciso o Miserere? Scocca i Tuoi dardi, per piacere.

Rispetto tutti, basta che siano coerenti. L’artigiano produce cose fatte bene e le produce per vendere: servono, perciò, una certa serialità e la capacità di sottomettersi ad uno standard. L’artista – in teoria – dovrebbe esprimere [anche in senso evolutivo o involutivo] qualcosa di intimamente necessario, vendibile o meno che sia. Insisto sulla necessità, che è individuale e non sopprimibile, perché più ci rifletto e più mi pare un parametro di valutazione affidabile. È una spina non estraibile, l’artigiano puro non soffre spine del cranio viscerale.

Sul narcisismo si potrebbe aprire un capitolo a sé: c’è chi opera per costruire un monumento a sé stesso – e non dico sia sbagliato, ma personalmente sull’allungo lo trovo un po’ stancante, con un sottofondo di muffa e fanghiglia. Tra le varie categorie, che sono tante quanti i diversi modi di stare al mondo, c’è poi quella che a me interessa di più: chi opera come tramite tra quel che c’è e quel che potrebbe/dovrebbe essere. È un farsi medium per eccesso di empatia e il risultato si approssima all’annullamento. Si prova ad esistere sotto altra forma identificandosi quasi completamente con il soggetto dell’immagine; è una specie di assenza da sé stessi in dosi omeopatiche.



Segale cornuta, 2022

3. Senza diplomazia – quanto T’inalbera vedano, con sicumera snervante, Te nelle Tue Opere? Il Soggetto deve rispecchiare il Creatore? E se fosse l’Occhio? Metronomo Impalatore? Se fosse?

Non mi crea irritazione, più che altro curiosità. Quello che creo parla quasi sempre di una parte di me, ma non è mai un autoritratto completo: non trovo interessante farmi un autoritratto, né un altarino. Sono piuttosto visioni parziali di vicende vissute, immaginate o proiettate e modi per essere altro da me pur mantenendo un nucleo fisso. Alla base c’è la necessità di trasformare quel che mi succede per spiegarmelo da punti di vista diversi e cercare di risolverlo in altro modo, in modo altro. O per esorcizzarlo, o per giocarci.

Quando chi guarda ci vede me e/o si vede rappresentato e raccontato – vuol dire che le immagini si sono attivate e hanno cominciato a creare echi e reazioni. Di qui in poi io ho finito: le immagini iniziano a parlare a modo loro e spesso a raccontare storie diverse a seconda di chi le interroga. È polisemia: se sono vive sono polisemiche. È un meccanismo inquietante perché – a pensare il tutto razionalmente – in fondo si tratta soltanto di linea e colore su carta; è lo stesso meccanismo magico che mi rende sorpresa e grata, anche perché, ogni tanto le persone, trovano il tempo e la voglia di cercare un contatto. Ovviamente la gratitudine viene meno quando mi capitano tra le ali gli “psicoanalisti della domenica”, pronti a spiegarmi i miei processi mentali o i miei presunti traumi.



Nebula, 2021

4. Campare e campire! La qualifica evade la bolletta? Più pragmatico: CENSURA – ora – FATTURA? Gridare allo scandalo pensi sia l’unico modo per vendere l’Artistico?

La qualifica e lo studio non evadono necessariamente la bolletta, ma ti permettono di soffrire in modo più completo e motivato, il che – è risaputo – fa tanto artista. Nel mio caso le bollette sono evase principalmente attraverso altri lavori: progetti didattici e editoriali; illustrazioni; opere su commissione. Il difficile è tenere tutto in equilibrio, soprattutto il tempo da investire da una parte e dall’altra.

Gli scandali e i casi vendono, specialmente in un periodo in cui il prodotto funziona se è caricato in senso narrativo, se racconta una storia. Si tratta di avere la scaltrezza, le capacità [o un’agenzia di comunicazione sveglia] che consentano di costruire un megafono mediatico adatto – attorno all’opera e all’artista. Poi possono capitare gli involontari colpi di fortuna e la canea geniale che trasformano il chiacchiericcio in grande clamore per ben 48 ore. L’importante è averne coscienza per riuscire a valutare se sia mero marketing o se sotto, comunque, scintilli la forza della sostanza.

Esiste chi – per inclinazioni caratteriali, per ingenuità, o per ideologia – non riesce ad abbracciare questo meccanismo e si mette, più o meno volontariamente, da una parte a guardare: tale immobilità da statua giudicante favorisce la leggendaria leggerezza sul fronte quattrini e, per qualcuno, l’impagabile frisson della lamentela perpetua [per rispondere al tuo Miserere della seconda che hai detto, Quelo interrogativo].



Lord Nausea, 2021

5. La Tua Arte è un ossimoro, uno sfottò; un chimerico acquerello – o l’insieme ibrido di questa scheletrica Cariatide che chiamano Vita?

La domanda è già una [molto lusinghiera, molto poetica, vagamente inibente] definizione.

Volendo entrare nel merito devo chiamare in causa le ragioni per cui creo immagini. Uno: perché ho bisogno di spiegarmi – e forse anche spiegare per vie indirette agli altri – alcune percezioni. E ho la necessità di farlo prendendo una strada che sfugga alla razionalità pura. In questo l’ossimoro si presta perché, per sua natura, annoda due opposti e li mette in risonanza per conflagrare due idee lontane generando significati nuovi. In sostanza: le immagini, per me, sono l’uscita di sicurezza dalle situazioni in cui il mio lato iper analitico tende a prendere il sopravvento, pretendendo di inchiodare, sezionare e catalogare qualsiasi esperienza in modalità cartesiana.

Due: per far convivere in modo tollerabile l’alto con il basso, il serio con lo humor, i vivi con i morti [la cariatide è cariata, era cariata fin dall’inizio]. È un modo molto dispendioso – in termini di tempo e scoramento – di gestire la cosa, ma per il momento non ho trovato strade alternative, almeno non praticabili sul lungo periodo.

Tre: per dare spazio ad un ripetuto atto di fiducia [direi fede, non fosse che il termine è per me problematico su vari fronti] che altrimenti non avrebbe spazio. Fiducia che quando ho a che fare con le persone è una conquista che, per ragioni strettamente biografiche, richiede fiumi di tempo, oceani di pazienza e – spesso – secca presto per incomprensioni. Fiducia che invece, quando si tratta di originare immagini, straripa da tutte le parti. E si ritorna all’ossimoro che mi abita e mi sostanzia: «tendono alla chiarità le cose oscure».



Stanza bianca, 2023


Ringraziando Ginevra Ballati per essere – Numinosa Artista che controbilancia [sì, continuerò usare Maiuscole; per etica e per estetica personali] Vi invito attuffarVi nel Suo pneumatico pluriverso pittorico per respirare Arte; per acquistare Arte e Vita: parola di Dainoraptor – dalle Ossa Cave.




In rete: OSSA CAVE ginevra ballati – ossa cave



Mockito ergo Zoom [Sukita Ginevra], 2023, divertissement di Dama Daino; scatti rubati [lodate la comprensiva e ancor più espressiva – Ballati]

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