Chiara Daino
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29 Maggio 2013 18:18:00
«What’s in your bed? In your bed...
Zombie, Zombie, Zombie!».


Sì, i miei amici sono sempre simpaticissimi! E, riadattando per l’occasione The Cranberries, mi perseguitano da settimane intonandomi questo «allegro motivetto». Premesso tutto il mio Amore per Eddie The Head, agli zombie ho sempre preferito i vampiri [quelli serii, quando ancóra esistevano Autori, Attori e Registi. Prima dell’Impero dei Centri Estetici, prima che tutti passassero al lato oscuro di David Sith Beckham]...
E una preferenza, si sa, è una buona premessa – ma non una promessa: d’immunità. Ed eccomi vittima della «maledizione di Romero»: accerchiata da zombie per anatema d’un poeta arcadico indispettito dal Metallo! Alla ricerca di un antidoto miracoloso [orrorifici zombie che tentate mangiarmi il cervello senza neanche pagare il pasto consumato: venderò caro ogni mio ganglio!], per risparmio di tempo, favorii il medico al magico e m’illuminai di Paracelso! Problema risolto: io sono un magnete patologico e attiro bipedi affetti dalla Sindrome di Cotard [detta anche "le délire de négation", è una sindorme psichiatrica caratterizzata dalla convinzione illusoria di essere "morti", di avere perso tutti gli organi vitali o tutto il proprio sangue; gli individui che ne sono affetti negano di avere parti del corpo, come il cuore].

Tuttavia: grattugiai le animelle dei miei consanguinei non studiando medicina e non intendo vivere da terapeuta volontaria onde curare stratominchia di passivi-aggressivi colpiti da delirio di negazione che, incapaci di dimostrare i propri sentimenti e di realizzarsi, usano mezzucci di evasione come il rinvio, l’inefficienza e la dimenticanza per incolpare silenziosamente gli altri – covando rancore e sdegno.
Non intendo curarli e neanche capirli, debbo solo imparare a: riconoscerli. E serrare la porta, sbarrare il passo, chiudere il cerchio: A Perfect Circle! Passive [per pareggiare].


«Morto come un trapassato»

il Dottore non ha dubbi in merito
ma non posso assecondarlo
perché animo il guerriero
di un tempo illuso e remoto.

Convinto io credo nell’attributo:
sei vivo quanto basta per l’assalto,
perfetto come nemico perfetto.

Sveglia! Guerriglia!

Non simulare la morte in vita
perché potrei partire, presto dire
«solo tu: mi deludi».

Forse è la soluzione migliore:
dall’alto rivelarti così basso,
catatonico corpo congelato.
Catturo lo scarto di un riflesso:
qualcosa che non ti rese Qualcuno.

Ognuno è in diritto di lotta,
ma hai scelto tu di non essere.
Il mio nemico degno.

Sveglia!
[Cosa t’inchioda?]
Guerriglia!
[Vieni: all’arma!]

Il morto deve fare il cadavere?
La giocante gioca quello che vuole,
ma hai sbagliato il ponte, le carte.

La morte non recita
chi scrive non esita
[non giocare all’ombra]

non puoi fingerti larva muta
ché la parola è una *partita*:
allungo il passo sono lontana
dalla delusione decorativa
che maschera la tua impotenza.

Tu continua pure a simulare
le greche di una morte apparente,
salmodiante sovrano delle salme.

[Testa d’ariete!]
Amaro ingravida il tuo nome.
Sagitta retta la parte del carcame,
ovatta il polmone, non respirare;
indifferente insensibile inanime
imperterrito imbelle impassibile...

Ma l’orgoglio non è impermeabile
ed io so Bene dove grandinare
l’acuto – che questo lo puoi sentire:
il dolore delle domande – retoriche.
Perché non mi guardi?
Perché non ti schieri?

Perché sei una mummia di stronzate.
Passive-aggressive.

https://www.youtube.com/watch?v=vFw9fHN6Bhc



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