Marco Ercolani
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Sentinella (Carta bianca, 2011)

Nelle ultime ore della notte può sempre apparire un “pensiero girovago”, come lo definiscono i monaci egiziani del IV secolo – un pensiero che conduce da una mente all’altra, senza nessun
nesso logico, e genera eresie.

Esiste una follia “bianca” dove non è visibile la cruenta emorragia del delirio o la violenza permanente del grido ma il silenzioso slittare dell’individuo verso i suoi intimi inferni.

Ogni opera scritta, veramente scritta, è un silenzio che parla.
P. Quignard

Errante nella follia: scrittore.
Stanziale nella follia: pazzo.

Il muro bianchissimo dell’Acropoli, visto dagli occhi di Flaubert, non è più la rigorosa trama del Libro.

Oggi il Libro è svuotato, graffiato, smascherato anche delle ultime parole, che restano rapidi arpeggi sulle macerie.

Dondolano e dondolano, dal basso sembrano stracci bucati o vessilli pericolosi, ma visti dalla giusta prospettiva sono oracoli fatti di stoffa, con segni e scritture, disegni e alfabeti.

I libri si rispecchiano uno nell’altro, soprattutto se sono scritti in tempi e in età diverse.

Ponti che l’acqua subisce o forme create dalle correnti?

L’artista rischia il richiamo imperioso della sproporzione.

Gli stili sono strumenti accordati da interpreti diversi.

La scrittura: un sogno da cui ci si sveglia scrivendo il libro che era necessario scrivere.

Io, se scrivo, non posso avere rimpianti.

Il fuoco che arde e insorge, senza incenerire.

Come se in una casa che sta per essere distrutta dalle fiamme, ci si ponesse per la prima volta il problema della sua architettura.
F. Kafka



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