Marco Ercolani
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POEMETTO CON LA MADRE (Antonio Porta)


1.

Quanto si è consumata mia madre
come l`ombra cancella ogni
giorno
e più l`ombra la invade e vela
più mi sembra che pensi
la giovinezza
l`estate
di una carnale bruna bellezza
quando nel sogno
il figlio le ha baciato il ventre
aprendo
l`assetata adolescenza infinita.


3.

Lo so da sempre che devi scomparire
ma nel tuo buco d`ombra io non ti seguo
opposto
penetro in un ventre che non è il tuo
eppure ti ricorda e celebra e nutre
il ventre
mio sogno d`iniziazione del mattino,
nel grande letto
della prima comunione.


5.

Ma ora a poco a poco ti infili nel buco
e di te nell`aria fluttuano i capelli
di un tempo
ora io non so
se tu mi avverti in tempo dicendo:
«Non ho paura, desidero soltanto
salutarvi.
La mia è solo una partenza.»
Lei ne è sicura, mentre pietrificata,
che prima o dopo sarà dovere seguirla
e non vi è sicurezza più sicurezza di
questa.
La madre-bambina vuole ancora
giocare senza pudore,
scopertamente farsi polvere, cenere
vuole giocare col figlio
polvere che lietamente ritorna
alla polvere-madre.


7.

Per questo non illuderti, madre,
di trascinarmi
con te.
Me ne sono andato
molto prima di te.
Lontana come la luna vicina
ti guardo sul prato
quadrato, all`imbrunire,
nel cortile
devo ancora dire:
io esco.


8.

In quest`ultimo istante che ti guardo in faccia
da foglia calpestata risorgi giovane intatta
solo perché io ti guardo e tu attraversi
bagnata lucida lama la mia vita non dici
né odio né amore, più odio che amore?, soltanto
il ritardo, l`indugio prima che ti raggiunga.

Se ti raggiungo io gelo, come un gatto sbatto
spalanco le palpebre mille volte non capisco:
ti offri in pasto, annichilisco. Stringi
così forte la mano da incosciente, addio
come un principio potente, aperto paradiso.
Pietre tigri le pietre dei tuoi occhi
tintinnano sul pavimento levigato, io scivolo via...
Dalla tua morte, o madre, nasce il mio piacere.


(finito di scrivere: 9.11.1935)




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