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PARLANO (Valerio Magrelli)
PARLANO
C`è intorno una tale quiete che quasi si può udire
il tintinnare di un cucchiaino che cade in Finlandia
(I. Brodskij)
Ma perché sempre dietro la mia parete?
Sempre dietro, le voci, sempre
quando scende la notte iniziano
a parlare, latrano o addirittura credono
che sussurrare sia meglio. Mentre mi sento
questo filo d`aria fredda delle loro parole
che mi gela, che mi lega
e mi tormenta nel sonno.
Sempre dietro la mia parete. Ero
ai confini del circolo polare, e anche laggiù
una coppia piangeva nella sua stanza
oltre un muro trasparente, piangeva,
luminoso, tenero come la membrana
di un timpano, e io stavo lì vibrando
facevo da cassa armonica
alla loro storia. Fino a che, a casa mia,
hanno rifatto il tetto, le tubature,
la facciata, tutto, e battevano
ovunque, sopra, sotto, e battevano sempre
chiacchierando tra loro solo quando dormivo,
solo perché dormivo,
solo perché facessi da cassa armonica
alle loro storie.
A CAPO
Andiamo nella neve fresca
adesso,
adesso scivoliamo ma
curvare
in questa nuvola di luce e d`aria
fresca
ma curvare è difficile
curvare.
S. Eustorgio
a Antonio Porta
Ora non ricordo il nome della chiesa
ma so che dava su una distesa,
un prato rovinato, e sotto,
diramandosi fino sotto il prato,
stava la cripta. Diramandosi,
l`albero di Jeffe o l`ostensorio,
un mozzo sepolto, araldico,
radiante (se "radiante" è il punto
della volta celeste da cui sembrano
divergere le traiettorie tracciate
dagli sciami di stelle cadenti).
Sostavamo parlando accanto all`asse
di quella cripta, cripto-perno
di un organo rotante.
Perché questa è la città,
sciame di stelle cadenti,
alveare astronomico.
"Si dovrebbe sempre partire da qui",
mi spiegava.
Lezione di metrica
Un pettine d`acciaio fila
le note, sfila
una musica dolce di zucchero
filato. Come un incantatore
di serpenti incantato
mi ipnotizza la lingua
del suono che si srotola
mentre i denti di ferro,
il rosario di uncini,
strappano questa carne
da scortico, e sbranato
sta il cuore di chi ascolta.
Qui suonano il mio cuore!
Vezzo e lezzo. Rotto l`involucro
con la ballerina, il carillon si arresta
perché il cattivo gusto
è il suo buon guscio armonico,
l`astuccio per la perla
matta della leziosità. Notte.
Il violino di Frankenstein mi chiama.
E io sono quel mostro musicale
condannato alla ruota musicale
della sua musicale nostalgia.
"Ero su un letto di ambulatorio"
Ero su un letto di ambulatorio,
nascosto dietro un paravento.
"Antigone", "Sì", "Sei qui?", "Sì, qui".
Le vertebre, le vertebre.
E iniziano a discorrere tra loro,
due vecchi, due voci di vecchi.
Perché una voce invecchia,
anche nel suono sta l`osso del tempo
anche nel fiato. Soffiavano, e c`era
dentro un`eco di se stessa,
un`eco che precedeva la pronuncia.
Qualcosa di scassato, il midollo
sfilato dalla spina dorsale e
sguainato come una spada luccicante
voce-carcassa
vertebra della voce.
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