Marco Ercolani
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EPICA MINORE (Aurelio Valesi)

Emergenze notturne, subcoscienza
tra sonno e sonno, spesso mi donate
chiarezze meridiane, alti stupori
verità più rischiose del morire.
(1960)

Lo sai, la vita non è solo vita
ma la somma delle sue negazioni:
lo sanno i manicomi gli ospedali
i campi di lavoro, e tutti quelli
che in silenzio si sfaldano nell’ombra.
(1968)

Poesia

Comunichi il celato a tutti noto
Con parole notissime e celate.
(1974)

Nel diluviare canta la cicala
sopra di lei settembre si conclude,
e nel suo canto disperato grida
il mondo delle erbe il suo finire.
(1976)

Di quel che resta dell’incendio umano
è fatta la mia vita: veditore
dell’operare altrui colgo la rosa
miracolata dalle distruzioni.
(1957)

Riassunto

Fui senza gioventù: tutto il vigore
si consumò in un’epica minore,
nacqui al contrasto e alla dimenticanza
al breve alterco senza rilevanza.
(1971)

Stati

Coazione a ripetere è l’inferno:
paradiso il non fare.
(1974)

I terrori d’infanzia non mi tolse
amore alcuno: e intatti son rimasti,.
e mi danno il risveglio ogni mattina.
(1974)

Nello specchio di casa non ti vedi
Ma nel vetro dell’autobus, di notte
Dentro l’impermeabile, un po’ emerso
Dagli abiti autunnali: e ti svalori
Per questo non parerti che ti muta
In un estraneo sottile ed ostilmente
T’osservi proprio come guarderebbe
Lo sconosciuto l’altro che l’incrocia.
(1974)

Vite senza destino, non vedute
Ombre d’umanità imperfette cose:
né riusciti né rotti, oggetti usati
prima dell’uso, tramontati fiori.
(1974)

Bersaglio

Chi mi può più colpire? Tanto è piena
di fori la mia vita: tanti sono
i colpi giunti a segno. Non c’è spazio
per altre piaghe, miei diletti arcieri.
(1974)

Questo non esser te non puoi capire
Se non hai provato quest’assenza
Questo divario fra la tua presenza
E la tua verità, questo patire.
(1975)

Non ho di me che questo mio mutarmi
Sempre in me stesso, questo continuare:
non mi rifiuto e non mi sfaccettare
non m’abbandono e non so ritrovarmi.
(1975)

A volte essere me mi costa come
Essere il mio nemico per la vita:
tanto fui sopraffatto dalle cose
del disamore nei lottai giorni.
(1975)

Gli anni ti nascondono il viso
e ti cambiano il sorriso;
quando ti guardi allo specchio
non sei né giovane né vecchio:
il tempo che ti lavora
non sì è deciso ancora.
Sei uguale e diverso,.
Impercettibilmente perso.
(1975)

Più il tempo passa più i ricordi sono
Simili a sogni: e sogno diverrai
Nel ricordo di chi ti avrà veduto,
prima d’andar con lui nel tempo andato
che non ricorda, e sogno non diviene.
(1975)

Mi suicido lasciandomi morire,
servendomi del tempo come spada
come veleno: assisto con stupore
felice al decadermi mi travolgo
senza rumore e se l’angoscia a volte
grida il suo disperarsi non ha forza
per prolungare il grido o completarlo
col gesto che concluda. Son lo scemo
del villaggio che ha il genio dell’attesa.
(1976)

Il panico che prende al ricordare
quelli che non son più ch’eran vivi
è un po’ la tua agonia non accaduta:
un presentirla, un segno anticipato
(1976)

Situato al centro di nemiche cose
di tutte sono un poco e non rimane
di me stesso che la periferia.
(1976)

Malamore

Poiché fui rifiutato mi rifiuto,
vendico su di me l’insulto avuto.
(1976)







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