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Perseidi (10 agosto) (2013)

Parlerò solo alle stelle.
Sono pazza forse
ma proseguo il discorso
che facevo da bambina
parlando senza parole
non sapendo parlare.
Di me invece loro sapevano tutto:
il loro tacere non è mai stato muto
sta nel pulsare universale.

Davanti alle stelle
che frusciano come le foglie
dei cespugli
sono sola tutta notte
supina a mani aperte
tutta notte
io scintillo
sorrido
guardo lontano
vedo e non
vedo.

Non siamo nati nella follia?
Non appena iniziò a muoversi
il Tempo
trascinando
astri e polvere.
Sparpagliati nello spazio
i suoi semi
non fiorivano.
Niente e nessuno
fioriva.
L’ombra
era uno specchio vuoto.

Se parlo alle stelle
so di parlare ai morti
perché a noi
tocca solo l’immagine
slontanata
della vita.
E mentre sono qui
sto morendo da un’altra parte
o forse non esisto
non esisterò mai.
Ma adesso sono chi?

Stanotte la terra
va traversando lo sciame
delle Perseidi.
che ci sembrano più vicine.
Allora
io volo verso le stelle
lasciando cadere la casa
dietro le spalle
come un abito usato
e il mio cervello adesso
è così leggero
nel vento siderale
che mi prende e porta
Mi sento dolcemente fredda
non ho bisogno di niente.

Tutto ciò che vedo o non
vedo nasce
e muore lontano.
Prima.
Dopo.
Mai adesso.
Mai ci sono arrivi
e partenze.
Mai c’è il presente
Nessun volo raggiunge l’altro.

Oppure
tutto è presente e fermo?
Il mio corpo e le stelle morte
che si rappresentano
qui
in una vita finta.

Qualcuno
in questo momento
guarderà come me le stelle
attenderà di finire
con gli occhi puntati in alto.
Chi vuole morire
dentro un letto stretto
morire
sotto il soffitto di una casa?

Guardando le Perseidi
In questa lunga notte d’agosto
guardandole e sperdendomi
raggiungerò l’estasi raggiungerò
quel punto nel cielo
che risponde al mio cervello antico
alla terribile infanzia primordiale
chiusa dietro la nuca,
alla mia infanzia senza parole
e all’estasi
che perde corpo e voce.
Chi ha un corpo ha un segreto
da conservare
fuori di sé.

Il mio sguardo
ha scavalcato i tetti
i ragionamenti
le vette dei monti
le visioni
si è affacciato da questo balcone
come il puro desiderio
che non si vede mentre desidera
sempre verticale
scoccato.

Il mio sguardo è da preda
simile a quello del lupo
del serpente della tigre
di tutti gli animali
che guardano dritto
dentro gli occhi
perché hanno fame.

Nel buio
si catturano le luci stellari
memorie di eventi possibili
di un mistero che si assottiglia
sempre un po’ di più
ma che mai
perderà la sua struttura.
Dicono che è lassù la nostra origine.
Che lassù ci sono
padre e madre.
E sta a noi
farli tornare qui

Io ipnotizzo le stelle
loro ipnotizzano me
allargando allo spasimo
le mie pupille umane
forse entrerà qualcosa
nel mio campo visivo
che prima non c’era.

Sarei forse capace di raccontare
la pienezza del cielo notturno
nominando le stelle
una ad una?
Come non so imparare
I nomi degli alberi e dei fiori terrestri
di tutto quanto vive sulla terra
Di queste non risposte
è fatto il silenzio.

I profumi della notte
s’incontrano a metà strada:
verso di noi scendono
quelli astrali
verso di loro sale
l’essenza tellurica.
Di notte
l’erba e gli alberi
hanno odori che raccolgono
tutte le profondità
scoppiano dall’invisibile
una linfa nuova
trattengono i suoni
inudibili
di giorno

Se si capovolge la lente
da qui non si vede niente
forse il fumo
di miliardi di anni
di luce mortale
e di mortali sogni
che prima furono solide cose
ed evaporarono
poco a poco
ed evaporano ora
come un astro si congeda da un astro.

Se si capovolge la lente
noi si perderà l’ ombra?
E quale altra ombra
ci potrà confermare?

Il cielo della notte
si rivela
se noi
con questi occhi
lo riveliamo
a lui
perché noi e lui
siamo legati da un unico velo
e dalla stessa grandezza..

Stelle
la vostra linfa
scende su di noi
come un tempo la manna
che ora si consuma
nel buio
del giorno e del corpo.

Guardandovi
non cerchiamo nessuna certezza
ma state qui
fate finta
di esserci.

Salute a voi come siete.
Salute dal nostro al vostro
tempo
che mai si incontreranno.
Salute a voi
e a tutte le finzioni.



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