Marco Ercolani
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NON CORO, MAI (Massimo Sannelli, 2006)



gloria al molto rosso, che copre
gli occhi. gloria toglie il silenzio:
piegato, una volta, in spine, poi luce
vera. Non brutta luce, ancora; invasione.

l’aria aggiunge gaiamente luce:
il sesto anno parla, di appunti
in appunti. dopo, unge e punge.


*

ti brucio viva è un grido
troppo barbaro, basta. IL PANE
è bianco, non preciso, ha tagli
sottili; senza i DENTI, tra
tutti i segni non è QUESTO
il più finale: la giustizia o
splendore, o perdòno, o
perdita di sangue
e di denaro, per la vita,
se viene.

Allo stato più alto
le briciole opposte, ad una compagnia:
ora spremi, qui mi lasci, io ti aiuto.


*


quella pace di palma, alta, non
guerra; non guasta. la tua infanzia
imitava questo tempo, beata in sogno.

ogni spazio del bianco è ecco
il figlio, [ma ora dorme, è buono]. Appunti
nuovi: Merisi, Merisi, rifatto
con l’altra mano, creando non la poesia;
la giustizia provata negli appunti; le
ginocchia piegate, i ginocchi spinti verso
un’altra vista. appunti nuovi:

luce, tutti; luce, e oggetto di virtù
dicendo, e perdendo
senza rimedio.


*

viene la propria salute, e si posa,
cioè aspra: «lucentissimo volto» e
volo, né gentilezza; oppure è il meglio:
metà pronuncia gorgoglia, metà è toscana.
la ragione porta il caldo. Questa, nostra,
non «è madre» per vivere: si mostra
gentile, e al pavimento nudo; appare contorta
sorella, e quasi: è al pavimento, aderisce
a quello: seme, ma vitalità. si rivede come
«tamburo battente» e tutta mente che trema: là
c’è l’infanzia.
l’uomo di prima la vuole. E il senso più buono
della mente vuole pace: «lucentissimo volto», monodia,
non abbraccio, che lo sconvolge, non coro, mai.


*


essi sono fiori e quella fronda amo: tu
prima amasti. ora verdeggia, come vista
dal primo Adamo, degnissima; / la furia
sceglie la famiglia nuova, preparata da altri,
scrivendo. / conoscere ha giovato all’uomo
interiore, e di colpo sorga.

non è più stesso splendore: questo
non è più splendore. tanto scritto umilia
la semplicità nella cristiana, a parte, madre;
e anima. e ancora dice io tremo. e tu con quella, sempre
con pensiero. loro libri, lei lingua, loro libri
non torneranno più, più. e lei lingua. il viso solo
è buono. la mistica non è Artaud:
Artaud è mistico: essi sono fiori, quella fronda
amo.


*


Tra due fuochi si prova: che cosa resta? la
scrittura riparo, che nasconde;
la timidezza, naturale o causata. Poi fuga
superba. Ma: i nostri privilegi non ci appartengono;
ci sono donati.

Tra i due fuochi sta una grazia
grande, tra uno e l’altro. Questa grazia
è apparsa inaspettata, che rimane.


*


uno scheletro di azioni, figli, amici: questo
impianto porta fuori: dalla prima casa. l’uscita
arriva negli amici, figli, azioni libere e respinte. Così
l’idea della vergogna si pone con equilibrio,
e bastoni, al cuore del mondo.
per una serie, detta libera, c’è
contrasto: il peccato manca, Dio
non è offeso. una sola chiusura
è un mostro.
si dice: esci e vivi: non questo mostro – il torso
di lui –, non completo.




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